La trama esile di questo sogno ci avrebbe suggerito di ometterlo, ma la notizia che Giovanni Paolo II ha promesso all’Arcivescovo di Torino e al Rettor Maggiore dei Salesiani che nel 1988, per il centenario della morte di Don Bosco, sarà presente al Colle Don Bosco per le celebrazioni centenarie, ci fa scorgere in questo sogno, molto singolare, quasi un significato profetico.

Ecco il sogno che Don Bosco fece nell’aprile del 1876: «Mi parve di trovarmi al mio paese, e colà vidi giungere il Papa. Io non potevo persuadermi che fosse lui; perciò gli chiesi:

  • Come? non avete la carrozza, Padre Santo?
  • Sì, sì, ci penserò. La mia carrozza è la fedeltà, la fortezza e la dolcezza.

Ma egli era sfinito e diceva:

  • Io sono alla fine.
  • No, no, Santo Padre – dissi io -. Fino a tanto che le cose della nostra Congregazione non saranno terminate, non morirà.

Quindi comparve una carrozza, ma senza cavalli. Chi la tirerà? Ecco farsi avanti tre bestie: un cane, una capra e una pecora, che tiravano la carrozza del Papa. Ma, arrivati a un punto quegli animali non la potevano più far muovere e il Papa diventava sempre più sfinito. Io mi pentivo di non averlo invitato a venire a casa mia e di non aver pensato a fargli prendere qualche ristoro. Ma, dicevo fra me, appena saremo giunti alla casa del cappellano di Murialdo, aggiusteremo tutto. Intanto però la vettura rimaneva ferma. Allora alzai una specie di asse, che di dietro toccava terra.

Il Papa, vedendo questo, prese a dire:

  • Se foste in Roma e vi vedessero a fare questi lavori, ci sarebbe proprio da ridere.
    Mentre stavo così aggiustando, mi svegliai».

«La lingua batte dove il dente duole», dice il proverbio. Don Bosco in quegli anni seguiva con trepidazione il declinare della salute di Pio IX, al quale era affezionatissimo. Pregava e lo pensava giorno e notte. Questo sogno è dell’aprile 1876, due anni prima che Pio IX morisse. L‘anno dopo ne previde in sogno anche la morte. Ecco perché in questo sogno vede il Papa «sfinito» e lo sente dire: «Io sono alla fine».

(disegno di Stefano Pachì)