Ormai Don Bosco è già sacerdote e sta perfezionandosi negli studi teologici nel Convitto Ecclesiastico di Torino, sotto la direzione di San Giuseppe Cafasso.

Ed ecco due altri sogni che destano lo stupore in chi conosce le vicende dell’Oratorio ambulante di Don Bosco, perché sono due sogni che fanno conoscere in precedenza al Santo le varie tappe e il progressivo sviluppo della sua Opera. In queste autentiche visioni vide anche la chiesa di Maria Ausiliatrice vent’anni prima che fosse costruita. Ecco i passi più significativi: li citiamo con le sue stesse parole.

Nel sogno del 1844, dopo la solita scena di una moltitudine di animali di ogni specie, appare la Pastorella misteriosa. E Don Bosco continua: «Dopo aver molto camminato, mi trovai in un prato dove quegli animali saltellavano e mangiavano insieme, senza che gli uni tentassero di mordere gli altri. Oppresso dalla stanchezza, volevo sedermi, ma la Pastorella mi invitò a proseguire il cammino. Fatto ancora breve tratto di via, mi sono trovato in un vasto cortile con porticato attorno, alle cui estremità vi era una chiesa. Qui mi accorsi che quattro quinti di quegli animali erano diventati agnelli. Il loro numero poi divenne grandissimo.

In quel momento sopraggiunsero parecchi pastorelli per custodirli: ma essi si fermavano poco e tosto partivano. Allora succedette una meraviglia: molti agnelli si cangiavano in pastorelli, che aumentando si prendevano cura degli altri agnelli. Crescendo di numero, i pastorelli si dividevano e andavano altrove per raccogliere altri strani animali e guidarli in altri ovili.

Io volevo andarmene, ma la Pastorella mi invitò a guardare a mezzodì. Guardai e vidi un campo seminato a ortaggi.

  • Guarda un’altra volta – mi disse.

Guardai di nuovo e vidi una stupenda e alta chiesa. Nell’interno di quella chiesa c’era una fascia bianca su cui a caratteri cubitali stava scritto: HIC DOMUS MEA, INDE GLORIA MEA (Qui la mia casa, di qui la mia gloria).
Continuando nel sogno, volli domandare alla Pastora che cosa significasse tutto questo.

  • Tu comprenderai ogni cosa – mi rispose – quando con i tuoi occhi materiali vedrai di fatto quanto ora vedi con gli occhi della mente.

Più tardi – continua Don Bosco – questo, congiuntamente con un altro sogno, mi servì di programma nelle mie deliberazioni».

In un nuovo sogno che ebbe l’anno seguente, si rinnovò la visione simbolica degli sviluppi che avrebbe avuto la sua missione tra i giovani e, oltre la chiesa di Maria Ausiliatrice, vide anche la cappella Pinardi e la chiesa di San Francesco di Sales.

E si noti che le tre chiese – che si possono ammirare ancora oggi – non esistevano ancora e che Don Bosco non conosceva neppure il terreno su cui sarebbero state costruite.

In questo sogno la Pastorella si presenta a Don Bosco in forma di Signora, che gli fa vedere una nuova tappa del suo Oratorio:
un semplice prato (sarà il prato «Filippi»); poi finalmente la sede stabile più a Nord (Valdocco). Ascoltiamo Don Bosco: «Allora quella Signora mi disse:

  • Osserva!

Io guardando vidi una chiesa piccola e bassa (la futura cappella Pinardi), un po’ di cortile e un gran numero di giovani. Ma essendo questa chiesa divenuta angusta, ricorsi ancora a lei, ed essa mi fece vedere un’altra chiesa assai più grande con una casa vicino (la chiesa di San Francesco di Sales e la casa Pinardi). Poi mi condusse quasi innanzi alla facciata della seconda chiesa, e indicandomi un terreno coltivato, soggiunse:

  • In questo luogo, dove i gloriosi martiri di Torino Avventore e Ottavio soffrirono il loro martirio, su queste zolle che furono bagnate e santificate dal loro sangue, io voglio che Dio sia onorato in modo specialissimo.

Così dicendo avanzava un piede posandolo sul luogo dove avvenne il martirio, e me lo indicò con precisione.

Io intanto mi vidi circondato da un numero immenso e sempre crescente di giovani; ma guardando la Signora, crescevano anche i mezzi e il locale, e vidi poi una grandissima chiesa (l’attuale Maria Ausiliatrice), precisamente nel luogo dove mi aveva fatto vedere che avvenne il martirio dei Santi della Legione Tebea, con molti edifici tutto all’intorno e con un bel monumento in mezzo» (vide anche il suo monumento?).

«Mentre accadevano queste cose, io, sempre in sogno, avevo a coadiutori preti e chierici che mi aiutavano alquanto e poi fuggivano. Io cercavo con grandi fatiche di attirarmeli, ma essi poco dopo se ne andavano e mi lasciavano tutto solo. Allora mi rivolsi nuovamente a quella Signora, la quale mi disse:

  • Vuoi sapere come fare affinché non ti scappino più? Prendi questo nastro e lega loro la fronte.

Prendo riverente il nastrino bianco dalla sua mano e vedo che sopra era scritta questa parola: Obbedienza. Provai tosto a fare quanto mi aveva detto quella Signora, e cominciai a legare il capo di qualcuno dei miei volontari coadiutori col nastro, e vidi subito grande e mirabile effetto; e questo effetto sempre cresceva, mentre io continuavo nella missione conferitami, poiché da costoro si lasciava affatto il pensiero di andarsene altrove e si fermavano ad aiutarmi. Così venne costituita la Congregazione».

(disegno di Stefano Pachì)