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Quattro chiodi emblematici (PARTE III)

Quattro chiodi emblematici

Don Bosco, partiti i Salesiani che erano con lui, rimase solo con la Guida, che gli disse:

Don Bosco si avvicina e vede su quel cartello dipinti quattro chiodi molto grossi. Si rivolge alla Guida:

Don Bosco osserva e legge sul cartello: Quorum Deus venter est (Il loro dio è il ventre).

Siamo al terzo scompartimento. Osserva l’iscrizione del terzo chiodo: Aspidis lingua eorum (la loro è la lingua di un serpente). Chiodo fatale per le Congregazioni sono i mormoratori, i sussurroni, quelli che cercano sempre di criticare o per diritto o per traverso.

Ed ecco il quarto scompartimento con la scritta: Cubiculum otio sitatis (la sede degli oziosi). Qui sono gli oziosi, e quando si comincia a introdurre l’ozio, la comunità resta bell’e rovinata; invece finché si lavorerà molto, nessun pericolo per voi. Ora osserva ancora una cosa che vi è in questo carrozzone, a cui molte volte non si bada. Vedi quel ripostiglio che non fa parte di nessun scompartimento e che si estende a tutti?

Don Bosco osserva bene e vede scritto: Latet anguis in herba (tra l’erba sta nascosto il serpente).

Tieni dunque bene a mente le cose che devi tenere lontano dalla tua Congregazione. Da’ ordine che queste cose siano spiegate e rispiegate a lungo. Facendo così sta’ tranquillo sulla tua Congregazione: le cose prospereranno un giorno più dell’altro.

A questo punto Don Bosco pregò la sua Guida di permettergli di scrivere quanto gli aveva detto.

Infatti egli udì un gran rumore e vide ricomparire il toro furioso della prima parte del sogno; e fu tanto spaventato alla sua vista che si sveglio.

Don Bosco concluse: «Sarebbe un bel frutto degli Esercizi se noi proponessimo di attenerci al nostro stemma: LAVORO E TEMPERANZA; e se procureremo con tutte le nostre forze di evitare i quattro chiodi che martoriano le Congregazioni, a cui c’è da aggiungere che ciascuno sia sempre aperto, schietto e confidente con i propri superiori. In questo modo faremo del bene alle anime nostre, e nello stesso tempo potremo salvare quelle che la divina provvidenza affiderà alle nostre cure».

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