Nel febbraio del 1884, Don Bosco, fiaccato da decenni di titanico lavoro, cadde in una prostrazione di forze così estrema da non potersi più reggere. Un inizio di bronchite dette il tracollo alla sua eccezionale resistenza, sicché il giorno 12 fu costretto a mettersi a letto.
Immobilizzato così nel fisico ormai consunto dalle veglie e dalle fatiche, lo spirito si spandeva libero verso il regno dell’amore e della gioia: il paradiso. In questo stato, durante la notte sul 13 sognò. Gli parve di trovarsi in una casa dove ebbe due incontri singolari: San Pietro e San Paolo. Indossavano una sopravveste che scendeva fino sotto le ginocchia e portavano un copricapo all’orientale. Sorridevano a Don Bosco. Interrogati se avessero qual che missione per lui, non risposero, ma presero a parlare dell’Oratorio e dei giovani. In quella ecco arrivare un amico di Don Bosco.
- Guardi un po’ queste due persone – disse al nuovo arrivato.
- Chi vedo mai! – esclamò l’amico -. Possibile? San Pietro e San Paolo qui?
Don Bosco allora rinnovò la domanda fatta poc’anzi ai due Apostoli che, pur mostrandosi affabilissimi, continuarono a parlare d’altro. Poi all’improvviso San Pietro lo interroga:
- E la vita di San Pietro?
Parimenti San Paolo:
- E la vita di San Paolo?
Don Bosco si scusò umilmente, confessando che aveva dimenticato il proposito di ristampare le due vite.
- Se non fai presto, non avrai più tempo – lo avvertì San Paolo.
Frattanto essendosi San Pietro scoperto il capo, apparve la sua testa calva con due ciocche di capelli sulle tempia: aveva tutta l’aria di un rubizzo e bel vecchietto. Tiratosi in disparte, si pose in atto di preghiera. Don Bosco voleva seguirlo, ma:
- Lascialo che preghi – gli ingiunse San Paolo.
- Vorrei vedere – rispose Don Bosco – dinanzi a quale oggetto si è inginocchiato.
Gli andò accanto e vide che stava inginocchiato dinanzi a una specie di altare, ma diverso dagli altari comuni. E interrogò San Paolo:
- Ma non ci sono candelieri?
- Non c’è bisogno di candelieri dove risplende l’eterno sole – rispose l’Apostolo.
- Non vedo neppure la mensa.
- La vittima non si sacrifica, ma vive in eterno.
- Ma insomma l’altare non c’è?
- L’altare è per tutti il monte Calvario.
Allora San Pietro, con voce alta e armoniosa, ma senza canto, pregò così: «Gloria a Dio Padre Creatore, a Dio Figlio Redento re, gloria a Dio Spirito Santo Santificatore. A Dio solo sia onore e gloria per tutti i secoli dei secoli. A te sia lode, o Maria. Il cielo e la terra ti proclamano loro Regina. Maria… Maria… Maria!».
Pronunciava questo nome con una pausa tra una esclamazione e l’altra e con tale espressione di affetto e con un crescendo siffatto di commozione da non potersi descrivere, sicché là si piangeva di tenerezza.
Alzatosi San Pietro, andò a inginocchiarsi nello stesso luogo San Paolo, che con voce distinta si diede egli pure a pregare così: «Oh profondità degli arcani divini! Gran Dio, i tuoi segreti sono inaccessibili ai mortali. Soltanto in cielo essi ne potranno penetrare la profondità e la maestà, accessibile unicamente ai celesti comprensori. O Dio, uno e trino, a te sia onore, salute e rendimento di grazie da ogni punto dell’universo. Il tuo nome, o Maria, sia da tutti lodato e benedetto.
Cantano in cielo la tua gloria, e sulla terra tu sii sempre l’aiuto, il conforto, la salvezza. Regina Sancto rum omnium, alleluia, alleluia».
Don Bosco concluse: «Questa preghiera per il modo di proferire le parole produsse in me tale commozione che ruppi in pianto e mi svegliai. Dopo mi rimase nell’anima un’indicibile consolazione».
Il biografo Don Cena commenta: «La febbre, chi sa?, e la consuetudine di celebrare all’altare di San Pietro contribuirono forse allo svolgersi in lui di questa fantastica rappresentazione. È peraltro un segno di tal natura che rivela quali fossero abitualmente i pensieri e i sentimenti che gli riempivano l’anima».
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