Questo e quello che segue sono i sogni fatti da Don Bosco in quei giorni trascorsi a Lanzo, che dovevano essere di riposo per il Santo. Don Bosco si decise a raccontarli ai giovani dell’Oratorio per obbedire a quel richiamo venuto dall’alto: «Perché non parli?».

Noi li riassumiamo fedelmente. Don Bosco racconta:

«La notte del giovedì santo, 9 aprile 1868, appena assopito, cominciai a sognare. Mi trovavo nel cortile del l’Oratorio intento a discorrere con alcuni superiori. A un tratto vediamo spuntare da terra una vite bellissima, che cresce a vista d’occhio e s’innalza da terra fin quasi all’altezza di un uomo. A questo punto comincia a stendere i suoi tralci in numero straordinario e a mettere fuori i pampini. In breve si estese tanto da occupare tutto il cortile. Con meraviglia notavo che i rami si estendevano solo orizzontalmente, così da formare un immenso pergolato, che restava sospeso senza alcun sostegno visibile.

Subito spuntarono anche bei grappoli;  gli acini ingrossarono e l’uva prese un magnifico colore. Io osservavo con gli occhi spalancati, muto dallo stupore, quando a un tratto tutti gli acini caddero per terra e diventarono altrettanti giovani vispi e allegri: saltavano, giocavano, gridavano, correvano che era un piacere a vederli.

Allora un misterioso personaggio (la solita Guida) mi apparve al fianco e osservava anch’egli i giovani. Ma improvvisamente si stese dinanzi a noi uno strano velo, quasi fosse un sipario, e ci nascose quel gioioso spettacolo. Tutta l’allegria dei giovani era cessata all’istante e succedeva un malinconico silenzio.

  • Guarda! – mi disse la Guida; e mi additò la vite.

Mi avvicinai e vidi che non c’era più uva, ma soltanto foglie, sulle quali stavano scritte le parole del Vangelo: “Nihil invenit in ea” (In essa non ha trovato nulla).

  • Che cosa significano? – domandai.

La Guida sollevò il velo e io rividi i giovani, ma in numero minore dei moltissimi visti prima.

  • Costoro – mi disse – sono quelli che pur avendo molta facilità di fare il bene, non vogliono approfittarne. Sono quelli che hanno la sola preoccupazione di apparire buoni, senza esserlo in realtà. Sono quelli che agiscono ipocritamente per ottenere la stima e la lode dei superiori.
    Provai un gran dispiacere nel vedere in quel numero alcuni che io credevo molto buoni, affezionati e sinceri.

La Guida soggiunse:

  • Il male non è tutto qui.

E lasciò cadere di nuovo il sipario, poi mi disse:

  • Ora guarda di nuovo.

Tra le foglie erano comparsi molti grappoli d’uva, che dapprima sembravano promettere una ricca vendemmia. Avvicinandomi però mi accorsi che erano tutti guasti: alcuni ricoperti di muffa, altri pieni di vermi e di insetti che li rodevano, altri mangiati da uccelli e vespe, altri ancora marci e disseccati.

La Guida alzò di nuovo il velo e sotto comparvero molti dei giovani visti all’inizio del sogno. Le loro fisionomie, prima così belle, erano diventate brutte, scure e piene di piaghe ripugnanti. Essi passeggiavano curvi, rattrappiti nella persona e assai malinconici. Nessuno parlava.

  • Come va questo? – domandai alla Guida -. Perché quei giovani erano prima tanto allegri e simpatici, e ora sono così tristi e brutti?
  • Osserva bene! – fu la risposta.

Li fissai attentamente mentre mi passavano accanto e vidi che tutti portavano scritto in fronte il loro peccato. Sulla fronte dei giovani leggevo: Impurità – Scandalo – Superbia – Gola – Invidia – Ira – Spirito di vendetta – Bestemmia – Indifferenza religiosa – Disubbidienza – Sacrilegio – Furto, ecc. Volevo scrivere i nomi di questi poveretti per poterli avvisare in seguito, ma la Guida me lo impedì risolutamente dicendomi:

  • Hanno le Regole, le osservino; hanno i Superiori, li obbediscano; hanno i Sacramenti, li frequentino; hanno la confessione: non la profanino col tacere i peccati; hanno la Santa Comunione: non la ricevano indegnamente. Custodiscano gli occhi, fuggano i cattivi compagni, si astengano da cattive letture e dai cattivi discorsi. I tuoi giovani, con la grazia di Dio e con la voce della coscienza, possono sapere quello che debbono fare o fuggire.

Lasciò cadere il velo e di nuovo osservai la vite. Questa volta era carica di grappoli sanissimi, turgidi e maturi. Era un piacere vederli e davano gusto solo a guardarli. Si alzò nuovamente il velario e apparvero molti giovani che sono, furono e saranno nei nostri collegi. Erano bellissimi e raggianti di gioia.

  • Questi – disse la Guida – sono e saranno quelli che, mediante le tue cure, fanno e faranno buoni frutti e ti daranno molte consolazioni. Io mi rallegrai, ma restai nello stesso tempo afflitto, perché essi non erano quel numero grandissimo che speravo».

Il velano si è alzato tre volte, lasciando vedere ogni volta un gruppo diverso di giovani. Niente di nuovo sotto il sole. Se gli educatori di oggi avessero i doni carismatici di Don Bosco, potrebbero vedere qualcosa di simile.

Premessa – In mezzo agli orrori di questa visione, apre uno spiraglio di luce l’affermazione di Don Bosco: i giovani che egli vede precipitare nella città del fuoco non hanno ancora ricevuto la sentenza del Giudice Divino: «Andate, maledetti, nel fuoco eterno»; ma andrebbero eternamente dannati se morissero nello stato di coscienza in cui vivono oggi. La visione è molto lunga; noi ne presentiamo un fedele riassunto.