D. Cafasso intanto aveva già pensato di agevolar a Giovanni in ogni modo la via al sacerdozio. Giovanni, ritornato a Chieri, appena gli fu possibile si recò a Torino al Convitto di S. Francesco d’Assisi, e a lui presentandosi, gli manifestò il suo stato e la sua decisione, chiedendogliene consiglio. D. Cafasso lo dissuase dall’aggregarsi ai Francescani, dicendogli. – Andate avanti tranquillamente negli studi, entrate in seminario e secondate ciò che la divina Provvidenza vi sta preparando.- D. Cafasso aveva conosciuto in un colpo d’occhio tutta la missione che era destinata a Giovanni.
Come Margherita seppe l’ultima determinazione del figlio, si mostrò egualmente contenta. – Purché, essa diceva, si faccia la volontà di Dio. – E infatti parve che questa divina volontà confermasse i suoi disegni, in questo stesso anno, con un altro sogno, che D. Bosco narrò confidenzialmente a D. Giulio Barberis verso il 1870. Nel suo manoscritto aveva notato: “Il sogno di Morialdo si ripetè nel mio 19° anno di età e altre volte in seguito”. Gli era parso di vedere un maestoso personaggio, vestito di bianco, raggiante di luce splendentissima, in atto di guidare una turba innumerabile di giovanetti. Rivoltosi a lui aveagli detto – Vieni qua: mettiti alla testa di questi fanciulli e guidali tu stesso. Ma io non son capace di dirigere ed istruire tante migliaia di fanciulli rispondeva – Giovanni. Quell’augusto personaggio insistette imperiosamente, finchè Giovanni si pose a capo di quella moltitudine di ragazzi e incominciò a guidarli, secondo il comando che eragli stato fatto.
Giovanni adunque per tutte queste ragioni depose l’idea di entrare tra i Francescani; ma, tenendo però sempre in cuore un desiderio inesplicabile di farsi comecchessia religioso, continuò i suoi studi, che non aveva in questo tempo interrotti.
(1834 ~, MB I, 305-306)
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