Una sera Don Bosco disse in pubblico che aveva visti in sogno tutti noi distribuiti in quattro crocchi distinti e che stavamo mangiando. I giovani di ogni crocchio avevano in mano un pane differente. Questi una pagnotta fresca, fina, gustosissima; quelli un pane bianco ordinario; gli uni pane nero di crusca, e finalmente gli ultimi pane coperto di muffa e guasto. I primi erano gli innocenti, i secondi i buoni, i terzi quelli che si trovavano attualmente in disgrazia dì Dio, ma non abituati nel peccato, il quarto crocchio coloro che fissi nel male non facevano sforzo alcuno per mutar vita. D. Bosco, data spiegazione della causa e degli effetti di tali alimenti, affermò di ricordare benissimo qual pane ciascun di noi mangiasse, e che se andavamo ad interrogarlo egli ce lo avrebbe detto.

E molti andarono, e Don Bosco in privato ad uno ad uno svelava come lo avesse visto nel sogno; e con tali osservazioni e particolarità sullo stato della loro coscienza, che tutti poterono persuadersi non essere il suo un giuoco di fantasia e molto meno un’azzardata congettura.

I segreti più nascosti, i peccati taciuti in confessione, le intenzioni non rette in certe opere, le conseguenze di una condotta poco riguardosa, e anche le virtù, lo stato di grazia, la vocazione, ogni cosa insomma spettante le singole anime, scoperta, descritta, o profetata. Si vedevano i giovani fuori di sè per lo stupore, dopo che erano stati a colloquio con D. Bosco e dicevano colla Samaritana: Dixit mihi omnia quaecumque feci (I). Queste parole poi le abbiamo udite ripetere le migliaia di volte per anni ed anni”.

(1860, MB V, 723-724)