Questo testo narra la vita e le esperienze di Giovanni Bosco, noto come Don Bosco, fin dalla sua infanzia a Castelnuovo d’Asti nel 1815 fino alla sua ordinazione sacerdotale nel 1841 e oltre. Ecco un riassunto:

  • Amore verso Dio e il prossimo: Fin dall’infanzia, Don Bosco ha imparato da sua madre a praticare la carità verso il prossimo, sia materialmente che spiritualmente.
  • Predicatore e saltimbanco: Pur amando il gioco, Don Bosco intratteneva i suoi amici con giochi e acrobazie, poi li invitava a pregare e a ascoltare le sue lezioni di catechismo.
  • Lupi e agnelli: In un sogno, Don Bosco è istruito a convertire i “lupi” (ragazzi problematici) in “agnelli” (giovani virtuosi) con la mansuetudine e la carità.
  • La prima comunione: Ricevendo la sua prima comunione, Don Bosco comprende l’importanza di mantenere l’anima pura e invoca l’ausilio della Madonna per guidarlo.
  • Voglio farmi prete: Nonostante le difficoltà economiche, Don Bosco nutre il desiderio di diventare sacerdote e studia segretamente mentre lavora.
  • Entra in seminario: Grazie alla generosità altrui, Don Bosco riesce ad entrare in seminario a Chieri, dove si distingue per il suo comportamento esemplare.
  • Addio violino: Dopo un’esperienza spiacevole, Don Bosco rinuncia a suonare il violino e sceglie di utilizzare la musica per scopi elevati nella sua futura missione.
  • Vi basti la fede: Dopo un’esperienza sovrannaturale, Don Bosco capisce che la fede è sufficiente e non cerca più comunicazioni sensibili con l’aldilà.
  • La prima santa messa: Don Bosco viene ordinato sacerdote e celebra la sua prima messa, consapevole delle sfide e delle sofferenze che lo attendono.
  • Sogno indicatore: La Madonna gli appare in sogno, mostrandogli la necessità di prendersi cura dei giovani abbandonati e corrotti, indicandogli la sua futura missione.

Amore verso Dio e il prossimo

Giovanni Bosco, nato a Castelnuovo d’Asti nel 1815, fin da fanciullo, grazie agli insegnamenti della madre vedova, la pia Margherita Occhiena, aveva imparato ad amare Dio e il prossimo tanto da attirarsi la benevolenza di tutti i compaesani che chiamavano fortunata la madre di un figlio così esemplarmente buono. Giovanni, infatti, aveva imparato che la carità non si fa soltanto con gli aiuti materiali, ma anche e soprattutto con la vicinanza spirituale al proprio prossimo.

A Castenuovo una povera donna ammalata passava gran parte della giornata da sola con i figli più piccoli perché il marito e i ragazzi più grandi dovevano andare a lavorare. Il piccolo Giovanni, talvolta con la mamma ma più spesso da solo, va a tenere compagnia ai figlioletti della povera ammalata e insegna loro a pregare per la guarigione della madre.

Predicatore e saltimbanco

Non si deve credere che Giovanni Bosco fosse un bambino che non amava il gioco; gli piaceva molto divertirsi con gli amici e organizzava una sorta di spettacolini in cui faceva giochi di prestigio e di acrobazia per intrattenere i compagni. Questi si riunivano numerosi intorno a lui e, finito l’intrattenimento, egli approfittava della loro presenza per invogliarli a pregare e ad ascoltare le sue lezioni di catechismo.

A volte ripeteva anche le prediche del sacerdote che aveva ascoltato al mattino durante la messa che frequentava con assiduità. In tal modo il piccolo Giovanni mirava a tenere i compagni lontano dalla cattiva strada e dalle tentazioni così frequenti e pericolose nella giovinezza.

Lupi e agnelli

Ancora bambino Giovanni fece un sogno in cui si trovava in mezzo ad una moltitudine di ragazzi che facevano un gran chiasso, anche con imprecazioni e bestemmie.

Sconvolto nel sentir profanare il nome divino, Giovanni si lanciò contro i bestemmiatori prendendoli a botte, ma un uomo dall’aspetto divino lo trasse in disparte dicendogli “Non con le percosse, ma con la mansuetudine e la carità dovrai guadagnare questi tuoi amici’. “Chi siete?” domanda Giovanni, e l’uomo risponde “Sono il figlio di Colei che tua madre ti ha insegnato a salutare tre volte al giorno” e appare allora una dolce Signora che lo prende per mano e gli dice “Guarda, quei ragazzi si sono tramutati in belve; tu devi lavorare perché da lupi diventino agnelli”.

Don Bosco non dimenticò mai questo sogno che improntò tutta la sua esistenza sacerdotale diretta a salvare dalla disperazione e dalla dannazione tanti poveri giovani con l’intercessione di Maria da lui particolarmente invocata come Ausiliatrice.

La prima comunione

La mamma Margherita preparò degnamente il figlio a ricevere la prima comunione, ripetendogli che Gesù è buono con i buoni e vuole entrare nelle loro anime prima che il Maligno possa sviarle. Giovanni si rivolgeva allora alla Madonna pregandola di accompagnarlo all’altare e di stargli vicino nel momento della comunione.

Questo giunse nella Pasqua del 1826 quando Giovanni aveva compiuto dieci anni e l’attesa gli era sembrata lunga tanto che in seguito consigliò di anticipare l’età della prima comunione in modo che i fanciulli potessero abituarsi al sacramento. Quando il suo grande estimatore Giuseppe Sarto di venne Papa con il nome di Pio X, si ricordò della esortazione di Don Bosco e anticipò con un suo motu proprio l’età della prima comunione.

Voglio farmi prete

Giovanni matura presto la vocazione religiosa e desidera diventare prete ma le condizioni economiche della famiglia non gli consentono di mantenersi in seminario e anzi il fratello maggiore vuole che lavori, portando le mucche al pascolo e arando i campi. Così il ragazzo studia di nascosto, ritagliando il tempo mentre custodisce la mandria e rifiutando di unirsi ai giochi e alle chiacchiere degli altri giovani pastori.

Quando questi lo minacciano e giungono fino a picchiarlo, Giovanni reagisce con mansuetudine, manifestando il desiderio di non perdere più tempo a giocare perché vuole studiare per diventare sacerdote. Il suo coraggio impone rispetto ai compagni che addirittura si offrono di custodire le sue mucche perché egli possa dedicarsi allo studio.

Entra in seminario

Finalmente Giovanni può coronare il suo sogno di entrare in seminario: il teologo Guala si è offerto di pagare la retta e altre buone persone gli hanno donato parte del corredo necessario. Il giovane piange di gratitudine e di contentezza e riflette che non sarà quella la prima volta che la Provvidenza dovrà venire in suo aiuto.

La mamma lo accompagna in seminario a Chieri e nel lasciarlo gli raccomanda la costante devozione alla Madonna custode delle vocazioni. E veramente la Madre celeste lo prese sotto la sua protezione facendone un chierico esemplare, rispettoso dei superiori e affabile con i compagni. Da lontano la sua madre terrena lo accompagna con la preghiera.

Addio violino

Una delle materie che Giovanni studia più volentieri è la musica e così impara a suonare il violino con buoni risultati. Un giorno un suo zio lo invitò alla festa del paese e Giovanni portò con sé lo strumento per rallegrare la riunione familiare. Ad un tratto, mentre suonava sentì un rumore di scalpiccio nel cortile e, affacciatosi alla finestra, vide delle coppie che ballavano.

Giovanni fu così addolorato di essere stato involontario strumento di un contegno a quei tempi ritenuto peccaminoso, che non volle più suonare e anzi per corroborare la sua risoluzione spezzò in due il violino che pur tanto amava. Anni dopo, pur non dimentico di quella lezione di vita, Don Bosco non esitava a ricorrere alla musica per elevare e avvicinare a Dio i ragazzi da lui raccolti ed essa costituisce tuttora un aspetto importante della formazione nelle scuole salesiane.

Vi basti la fede

Uno dei compagni di Giovanni a lui molto caro, Luigi Comollo, è morto e gli alunni sono tornati mesti in dormitorio dove il chierico Bosco non riesce a prendere sonno. Egli ricorda un patto stretto con l’amico: il primo dei due che fosse morto avrebbe dovuto far conoscere all’altro la sua sorte eterna.

A un tratto nel dormitorio si sente un grande fragore, la porta si spalanca e, nel generale spavento una voce grida “Bosco, Bosco, Bosco, io sono salvo”. Era il morto che adempiva alla promessa fatta all’amico avvertendolo che la sua anima era salva, ma Giovanni da questo spavento trasse l’insegnamento che non si debbono ricercare comunicazioni sensibili con l’al di là, essendo sufficiente la fede.

La prima santa messa

Il 5 giugno 1841 Giovanni Bosco fu ordinato prete nella cappella dell’arcivescovato di Torino e poté così celebrare la sua prima messa alla presenza della madre che condivise la sua gioia spirituale. Egli era ben consapevole della funzione del sacerdote come mediatore tra Dio e gli uomini e come alter Christus capace di imitare il Salvatore anche nella sua qualità di vittima sacrificale.

Don Bosco è preparato ad affrontare difficoltà, umiliazioni e sofferenze per esercitare degnamente il suo ministero secondo gli ideali che ha maturato negli anni della formazione. Anche la madre Margherita è cosciente di ciò, tanto che mentre egli si accinge a celebrare la sua prima messa gli dice “Ricordati che cominciare a dire messa significa incominciare a patire”.

Sogno indicatore

Don Bosco è uomo di preghiera e si abbandona fiducioso nel Cuore Immacolato di Maria. Una notte la Madonna gli appare in sogno e, additandogli una turba di ragazzi abbandonati e corrotti, lo invita a prendersi cura di loro assicurandolo che ella sarà al suo fianco in tale opera di carità. Da allora Giovanni percorre le vie di Torino in cerca dei piccoli vagabondi abbandonati dalle famiglie e a cui le istituzioni non pensano.

Molti di loro si danno a piccoli furti e talvolta vengono presi e spediti in riformatorio ma Don Bosco pensa che sia meglio prevenire piuttosto che reprimere. Egli sa che, nonostante tutto, quei ragazzi hanno un cuore e si tratta soltanto di saper risvegliare in loro i buoni sentimenti sopiti da una vita di stenti. A loro egli decide di dedicare la sua intera esistenza per salvarli dal male, per dar loro un’educazione cristiana, una formazione professionale e per farne dei buoni padri di famiglia.

(Segue la 2ª parte)